Dicono di Lui

“…E’ un mondo dell’inconscio quello che il Quacquarini ripropone sulla tela. Forme nel loro aspetto più essenziale ma non del tutto spoglie di consistenza fisica in quanto sorgono dalal terra e alla terra rimangono ancorate. In definitiva un tema unico su cui il pittore intesse i suoi motivi legati non a stati d’animo nel vero senso della parola ma a una eco d’anima. Soliloquio che si spezza e si ricompone. Immagini per sovrapposte trasparenze; frammenti, schegge di umori, affetti signati, sentimenti salvati dal corrosivo rimo della vita attuale, altri in essa naufragati; desideri che suscitano ricordi e… desideri. Un simbolismo che distrugge la forma delel cose per ricostruirle nella sintesi di un travaglio interiore; una espressione di irrealtà che contiene intime verità poichè le sensazioni da cui nasce sono vere”.
Fenenna Bartolomei da “La Nazione Porto Ercole, agosto 1971
“…Forse proprio quello che all’autore poco va a punto, giacchè è pensabile com’egli intenda trasferire agli altri i sistemi della sua fantasia, le allegorie, la sigla figurata dell’inconscio che turbina nella mente dei popoli e delle genti contemporanei. Che, non sappiamo di preciso, aspirano ad altri territori, anche materiali, galattici ed oltregalattici, con individualità di forma di torre metallica, tentacolare, tra il vegetale e l’animale, che han da vedere nell’in sè le ipotesi di un possibile occulto ed oscuro, di quel “golem” di tante credenze iniziatiche. Con più angoscia, con maggior terribilità rappresentativa”.
da “La Nazione” maggio 1972
“…Una ricerca ortodossa che non ammette dubbi sulla strutturazione di questo suo sorprendente potere visionario della realtà, assorbita da una vivida fantasia in cui le immagini, dipinte o modellate, assumano spesso flessibili forme, che si richiamano ad un mondo conturbato, ma ricco di inventiva e di equilibri tonali. La facoltà di creare originali complessi figurativi in una panoramica di autentiche tonalità, pone in giusta luce Roberto Quacquarini, ritenuto uno dei più singolari artisti italiani, dotati di un espressivo vigore e di un affascinante linguaggio”.
Elio Jacchia – Faenza, 10 febbraio 1973
“…Siamo nel più profondo della metafisica, siamo nei meandri della incomunicabilità, siamo nelle spire ore lievi ora tenaci di un complesso figurativo che ci riporta a confrontare diversi personaggi biblici e più o meno danteschi. Quacquarini è sinceramente dotato di una singolare dinamica che lo estrania dal resto dei colleghi, per issarlo, in una propria espressione vigorosa, accomunata ad un linguaggio che affascina e turba, ma che è pur sempre la netta espressione di una intelligenza pittorica unica al mondo”.
Maria Verzelletti da “Scena Illustrata” Bologna, aprile 1973
“Esiste costante, nelle opere di Roberto Quacquarini, un riferimento preciso ed acuto alla realtà terrena; il presente ha quindi un’eco diretta nel mondo del surreale. L’artista ha creato nuovi volti e nuove membra agli esseri umani, in definitiva ha conferito loro gli aspetti di una dimensione orrenda, senza scampo, apocalittica.
Non crediamo che tali esiti siano conseguenti alla libertà onirica oppure siano il frutto delal pura attività fantastica. In essi, invero, riconosciamo una critica serrata o, meglio, orienta alla riflessione, bensì non autorizza ad accettare certe diffusioni chiare di luce quali indici di un possibile riscatto. Si stende sulle tele, si realizza nella ceramica quasi un canto corale coraggioso, rigoroso, che parla di un aspetto delal verità con determinazione inflessibile, con chiarezza sconvolgente, con partecipazione e nello stesso tempo con quel suggestivo distacco che è proprio di chi è al di sopra delle parti, di un messaggero che riferisce senza averne colpa, cose crudeli.
Non incubi, che sono improvvisi, rapidamente transuenti e immotivati, ma una analisi attenta, ma la musica universale ed ineluttabile, cosciente del dolore di vivere. Ci sono forme rivisitate, con organica continuità stilistica, da una volontà del cosmo, che le plasma, le adegua e le trasforma. La crescita del singolo individuo, come il divenire nel tempo e nello spazio dell’umanità, conducono alal perdita della bellezza fisica, morale e spirituale. Lo sviluppo è perversione, crescere maligno, necessità di aggrovigliarsi tenacemente ai giorni e alla materia. Le atmosfere nitide si stemperano uniformemente e in esse si sviluppano scene orride, le figure si straziano, gli arti e i volti si esasperano, dive3ntando abnormi, assumono i significati di vittorie e di ritmi infernali. Siamo nell’inferno della mente, vissuto con spaventosa chiarezza. Ma ecco la funzione dell’arte. Essa offre all’autore i termini di un linguaggio affascinante per riferire tutta la propria sensibilità. Quacquarini ha un grande talento e il dire e il dirsi sono almeno liberatori, Rappresentano un discorso che continua perchè accende rapporti completi con ogni fruitore, perchè sa frugare nelle zone più profonde di ognuno.
Questo artista può essere considerato nel genere “figurativo”. Ma il suo è un figurativo del tutto originale, che non ha ascendenze, che non ha alcun punto di riferimento. Le espressioni cromatiche sono sempre attentamente dominate e si comprende con chiarezza che le grandi capacità del pittore e scultore gli consentono di comunicare visualizzandola in figure e forme ogni pur minima vibrazione emotiva, ogni fremito fino al suo lontano dileguarsi. Si può e si deve affermare che la conoscenza dei lavori di Roberto Quacquarini apporta delle modifiche nella coscienza del fruitore.
Franco Ruinetti. Da “Praxis Artistica” 1985